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Le sindromi genetiche associate a scoliosi
Le sindromi genetiche associate alla scoliosi richiedono uno stretto monitoraggio clinico multidisciplinare e necessitano di una presa in carico diagnostico-terapeutica per le patologie della colonna vertebrale.
La sindrome di Rett è una patologia neurologica rara, colpisce prevalentemente il sesso femminile ed è riconosciuta come la seconda causa di ritardo mentale nelle bambine, con un’incidenza di circa 1/10.000 nati femmina; la forma maschile è particolarmente grave, nella maggior parte dei casi letale. La sindrome di Rett classica si manifesta generalmente tra i 6 e i 18 mesi di vita. Dopo un primo periodo di apparente normalità, lo sviluppo della bambina si arresta e si assiste alla perdita progressiva della motricità, delle capacità manuali, dell’interesse per l’interazione sociale e per il linguaggio verbale; nei soggetti affetti compaiono tratti autistici e movimenti stereotipati delle mani. In una fase successiva, si assiste ad un parziale miglioramento dell’interazione sociale ma può manifestarsi perdita della deambulazione autonoma, incapacità del controllo dei movimenti, scoliosi e crisi convulsive. La malattia si presenta in diverse varianti, i sintomi sono più o meno presenti e accentuati a seconda dell’alterazione genetica responsabile:
- Forma classica: i pazienti rispecchiano tutti i criteri diagnostici
- Variante Zappella (detta anche variante a linguaggio conservato, alterazione del gene MECP2): meno grave, decorso clinico più favorevole. Le pazienti recuperano il linguaggio e una capacità di esprimersi mediante frasi semplici. La funzionalità delle mani è parzialmente conservata.
- Variante Hanefeld (detta anche variante con convulsioni ad esordio precoce, mutazione del gene CDKL5): grave, associata a gravi crisi convulsive.
- Variante di Rolando (mutazione del gene FOXG1 nel Cr. 14): ritardo psicomotorio evidente in dai primi mesi di vita.
- Variante Hagberg: forma più rara, caratterizzata da ritardo mentale di grado medio.
- Forme fruste: caratterizzate da segni e sintomi clinici più sfumati e lievi; esordio intorno ai 4 anni d’età.
La scoliosi rappresenta la maggiore comorbidità ortopedica nella Sindrome di Rett e si manifesta con maggior frequenza nelle forme con mutazione di MECP2.
La scoliosi nella Rett è di origine neurogena, spesso dolorosa, capace di inficiare la deambulazione e la funzionalità respiratoria dei pazienti. Come le altre forme di scoliosi secondaria, la scoliosi in sindrome di Rett è spesso grave e a rapida evoluzione, necessita di trattamento in busto e può anche richiedere l’intervento chirurgico.
La sindrome di Prader-Willi è una malattia genetica rara (1/25.000 nati) dovuta ad anomalie della regione critica del cromosoma 15. La malattia si manifesta alla nascita con peculiari caratteristiche facciali (fronte stretta, occhi a mandorla, labbro superiore sottile e bocca verso il basso), mani e piedi piccoli e ipotonia grave che comporta problemi per l’allattamento e la deglutizione. A partire dai due anni di età, il bambino comincia a manifestare assenza di sazietà che, se non controllata, porta ad obesità grave, causa più importante di morbidità di questi pazienti in età adulta. Il ritardo dello sviluppo psico-motorio tende ad attenuarsi con l’età; elevato è, invece, il rischio di sviluppare scoliosi grave, di solito a partire dai 6-7 anni d’età. La scoliosi in sindrome di Prader-Willi è di norma caratterizzata da una rapida evolutività, necessita di trattamento in busto e richiede spesso l’intervento chirurgico, soprattutto nei pazienti obesi. Altre anomalie endocrine contribuiscono alla bassa statura e allo sviluppo puberale incompleto. Il deficit cognitivo è variabile, con difficoltà di apprendimento, sviluppo anomalo del linguaggio, disturbi comportamentali (comportamento ossessivo-compulsivo oppure manipolativo) e psichiatrici (difficoltà nelle interazioni sociali, con disturbi simili a quelli dello spettro autistico).
La Neurofibromatosi è una malattia genetica caratterizzata da ereditarietà autosomica dominante. Si distinguono 3 tipi di neurofibromatosi, ognuna determinata da alterazioni genetiche differenti; la mancata produzione delle proteine codificate da questi geni aumenta la probabilità di proliferazione cellulare incontrollata e, di conseguenza, la possibilità di sviluppare tumori. Le neoplasie in quadro di neurofibromatosi sono quasi sempre benigne (fibromi della pelle, neurofibromi del tessuto nervoso) ma non si può escludere una possibile evoluzione maligna.
La Neurofibromatosi tipo 1, conosciuta anche come Malattia di von Recklinghausen, è il tipo più frequente (1/3000 circa) ed è causato dalla mutazione del gene NF1 sul cromosoma 17. Caratteristica di questa forma di malattia è la presenza di almeno sei macchie cutanee caffelatte; nella maggior parte dei casi causa soli problemi estetici dermatologici e spesso non viene diagnosticata. Nel 20% dei casi, invece, si associano manifestazioni gravi quali amartomi dell’iride (noduli di Lisch), tumori del nervo ottico, del surrene, delle ossa, bassa statura, pubertà precoce, scoliosi grave e ritardo mentale, con difficoltà di concentrazione, di linguaggio e di lettura e scrittura. La scoliosi neurofibromatosica in genere si presenta con una curva a piccolo raggio (5-6 vertebre) e può essere associata ad ipercifosi (cifoscoliosi). La deformità vertebrale tende ad evolvere in tempi molto rapidi nonostante il trattamento in busto e spesso si rende necessario l’intervento chirurgico al fine di evitare complicazioni quali compressioni midollari e paresi.
La Neurofibromatosi tipo 2 è una forma molto più rara (1/30.000 circa) ma generalmente più grave, causata dalla mutazione del gene NF2 sul cromosoma 22. Questa forma di malattia si caratterizza per la presenza pressoché costante di neurinomi del nervo acustico, spesso bilaterale, e da neoformazioni a carico del cervelletto e/o del midollo spinale, con conseguenti sordità e alterazioni neurologiche variabili a seconda della sede di localizzazione. Le manifestazioni neurologiche iniziano a comparire intorno ai 20 anni; possono associarsi anche alterazioni della vista (opacità sottocapsulare posteriore giovanile).
Il terzo tipo di Neurofibromatosi è la Schwannomatosi, scoperta di recente, in assoluto la forma più rara (1/40.000 circa). Questa forma è associata a una mutazione del gene SMARCB1 localizzato sul cromosoma 22, sembra però che esistano altre alterazioni genetiche, tutt’ora in fase di studio. Al momento, la Schwannomatosi è considerata una variante della Neurofibromatosi di tipo 2.